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La misura temporale di questo libro è data dalla crisi europea degli anni Trenta alla quale Gramsci assistette dal carcere, con l'incalzare dei malanni di una fibra forte che però si misurava con la durissima condizione della prigione di Turi; con l'impressione terribile di una solitudine politica vera, ancor più aggravata dall'accumularsi solitario di sensazioni e impressioni che non potevano esser tutte verificate e che rappresentarono un suo tormento interiore, ma anche, quasi per rovescio, una condizione del suo pensiero politico. In questo senso Gramsci è un caso pressoché unico - e Rossi mette molto l'accento su questo aspetto - di una vita e di un pensiero che hanno la dimensione del tragico, nel secolo più metafisico ed ultimativo che l'umanità europea abbia vissuto, quando lo scompaginamento radicale del rapporto tra vita e forme fu il segnale della crisi generale